di Eugenio Bellini
Il documento SPACE 2020 costituisce un report di rilevamento statistico avente ad oggetto le 52 amministrazioni penitenziarie dei 47 paesi facenti parte del Consiglio d’Europa; in particolare, hanno acconsentito a fornire le informazioni richieste dallo studio un totale di 48 amministrazioni penitenziarie, determinando un’adesione del 92%. Si sono sottratte dal fornire i dati in questione la Bosnia Erzegovina e l’Ucraina, i cui dati sono stati comunque reperiti dagli autori dello studio attraverso fonti alternative. Segue una sintesi delle principali acquisizioni dello studio statistico.
Il primo dato rilevato consiste nel numero complessivo di detenuti dei paesi oggetto dello studio (stock), che ammonta ad 1.528.343, equivalente ad una media di 103.2 inmates per 100.000 abitanti, per un rapporto di circa 1/1000 (prison population rate).
Agli estremi della media si posizionano, con la più alta popolazione carceraria, Federazione Russa e Turchia (circa 250 detenuti per 100.000 abitanti), e con la più bassa, i paesi scandinavi, Germania e Olanda, che vedono un massimo di 80 detenuti ogni 100.000 abitanti.
Lo studio si concentra, in seguito, sulle caratteristiche della popolazione carceraria sotto molteplici profili: l’età, il genere, la nazionalità, la fase procedimentale in cui versa la posizione della persona ristretta, la durata delle carcerazioni, il tipo di reato commesso, con un particolare focus sui reati connessi alle sostanze stupefacenti.
L’età media della popolazione carceraria europea è di 36 anni; il 15% dei detenuti ha oltre 50 anni, mentre il 2,5% ha oltre 65 anni. È stato rilevato che nei 9 paesi con più alto numero di detenuti over 50 e over 65, solo per alcuni, come il Portogallo, a questo dato corrisponda una maggiore durata media delle carcerazioni e un più alto numero di detenuti rispetto alla popolazione libera; mentre per molti, come la Norvegia, tale diretta proporzionalità non ricorre. Per contro, vi sono paesi come la Lituania, la Moldavia e il Montenegro, con bassissimo tasso di popolazione carceraria anziana ma con il più alto prison population rate.
In relazione al genere della popolazione carceraria, il 95% è di sesso maschile, con oscillazioni minime di quella di sesso femminile che vede un picco dell’8,6% in Latvia.
Quanto alla nazionalità, il 15% dei detenuti in Europa è straniero, ma con un cospicuo divario fra paesi est europei e centro-ovest europei: per i primi il tasso di criminalità straniera non raggiunge il 5 %, mentre per i secondi si rilevano picchi del 70% ma anche casi in cui è inferiore al 2%, come la Lituania. Una particolarità è costituita dallo stato di Monaco, che vede la totalità della popolazione carceraria rappresentata da stranieri.
Molto importante è la posizione processuale in cui versano le persone ristrette: il 22% di esse non sta scontando una condanna e non è detenuto in forza di una sentenza passata in giudicato. I detenuti in questa condizione sono definiti quali detainees placed in remand on custody, oppure detainees placed in pre-trial detention o ancora pre-trial detainees: detenuti in attesa di giudizio. La percentuale di detenuti in attesa di giudizio è molto variabile e va dall’8% della Repubblica Ceca al 45% dell’Olanda; tuttavia il dato non tiene conto che, per alcuni ordinamenti, sono considerati comunque serving a final sentence detenuti in forza di sentenza ancora soggetta ad impugnazione.
Le condanne definitive sono in maggioranza da 1 a 3 anni (21,9%), da 5 a 10 (20%) e da 3 a 5 anni (19%). L’1,3% dei detenuti sconta una condanna a 20 o più anni e l’1,8 il carcere a vita. Meno dell’1% è sottoposto a misure di sicurezza.
Quanto ai tipi di reato commessi, il 18% sconta una condanna per reati connessi al traffico di stupefacenti, il 13% per furto, il 12% per omicidio. Il 39% della popolazione carceraria sconta condanne complessivamente riferibili a omicidi, aggressioni, stupri e rapine; mentre il 45 % sconta condanne per droga. Tuttavia tali indicatori devono essere osservati con cautela laddove alcuni ordinamenti prevedono che per il principio dell’applicazione del reato più grave si proceda solo per esso.
Un’ulteriore acquisizione del paper in esame è l’approfondimento relativo al problema del sovraffollamento, che vede Italia in testa a pari merito con la Turchia – con una media di 125 detenuti rispetto a 100 posti messi a disposizione dalle strutture penitenziarie – seguita dalla Francia, che su 100 posti disponibili vede una media di 115 persone ristrette. Fra i più virtuosi, Federazione Russa, Ucraina, Irlanda, con una media di 60 detenuti per 100 posti.
Altro focus dello studio è quello relativo al personale penitenziario, che vede una media di 1.5 detenuti per 1 membro dello staff. Se però dello staff si considera solo il personale fisicamente tenuto alla custodia dei detenuti, e vale a dire il personale di sicurezza (agenti penitenziari), il rapporto presenta un maggiore sbilanciamento, con 2.6 detenuti per ogni membro del corpo di polizia.
Infine, il rapporto analizza gli indicatori che definisce “di flusso” carcerario, relativi al 2019, che sono: il numero dei nuovi giunti, la durata media delle detenzioni, il numero delle scarcerazioni (analizzato congiuntamente a quello delle evasioni e delle morti in carcere) e infine i costi dei sistemi penitenziari.
Quanto al numero dei nuovi ingressi del 2019, questo è stato quantificato in 1.010.556 per un rapporto con la popolazione carceraria esistente di 150 a 100.000. Sorprendentemente, in molti sistemi non vi è diretta proporzionalità tra stock complessivo della popolazione carceraria e incremento annuo dei nuovi giunti; infatti, la durata media delle carcerazioni rompe la corrispondenza che si potrebbe presumere fra incremento marginale e livello globale della popolazione carceraria. Portogallo e Spagna ad esempio, caratterizzate da un alto tasso di popolazione detenuta, e carcerazioni medie di durata pari a 32,9 mesi, vedono un incremento marginale molto basso (49,4 su 100.000 detenuti); per contro Danimarca e Olanda, con basso tasso di detenzione, e durata media delle carcerazioni significativamente più bassa (4,6 mesi), hanno visto un rate of admissions significativamente più consistente (108,7 nuovi detenuti per ogni 100.000).
Si è accennato alla durata media delle carcerazioni, l’indicator of the average lenght of imprisonment (i.e. IALI): in Europa, la durata media delle carcerazioni è di 8,5 mesi.
Se si prendono a modello Portogallo e Spagna da una parte e Olanda e Danimarca dall’altra, si evince un dato interessante: tale fattore è ritenuto correlato al carattere più o meno punitivo, e, rispettivamente, meno e più efficiente dei sistemi penali presi ad esempio.
Per quanto attiene ai rilasci, analizzati congiuntamente alle morti e alle evasioni, nel 2019 si sono registrate 1.196.530 exits, 120 “uscite“ per 100.000 detenuti. Più del 99% sono individui che hanno concluso la loro permanenza in carcere e sono stati rimessi in libertà; si registrano poi uno 0,1% di evasioni e uno 0,3% di deceduti. I numeri: 112 rilasci per 100.000 detenuti; 27 decessi, di cui 5,2 suicidi, su ogni 10.000 detenuti; infine, evasioni per un totale di 8,2 su 10.000.
Interessante è poi il dato elaborato al fine di comprendere il rapporto fra i rilasci effettivi e quelli potenziali (c.d. turnover ratio). Sono presi in considerazione lo stock, il numero di nuovi ingressi (flow of admissions) e il numero dei rilasci (flow of releases). Stock e flow of admissions ad una determinata data consentono di effettuare una stima dei rilasci potenziali. La stima così ricavata viene comparata con i rilasci effettivamente avvenuti e tale rapporto costituisce il turnover ratio, importante perché permette di effettuare previsioni sugli scenari di sovraffollamento carcerario (se ad esempio si ha un rapporto fra rilasci effettivi e rilasci potenziali del 50% – com’è il caso europeo – significa che vi è una forte presenza di detenzioni di lunga durata e i sistemi versano in una condizione di futuro potenziale, e in parte attuale, prison overcrowding).
Ultimo dato rilevante è quello del costo dei sistemi penitenziari, che in Europa si aggira intorno ai 27 miliardi di euro nel 2019, con una stima di 64 euro giornaliere per ogni detenuto.
Di seguito il rapporto in lingua inglese.