di Paola Bevere

“La settimana santa. Potere e violenza nelle carceri italiane” di Luigi Romano (avvocato e Presidente dell’Associazione Antigone Campania) racconta senza filtri quanto avvenuto nella Casa Circondariale di Santa Maria Capua Vetere il 6 aprile 2020. I video delle violenze perpetrate ai danni dei detenuti –  diffusi circa un anno dopo – ricostruiscono solo in parte ciò che avviene negli istituti di pena.

Il pregio del libro è nella capacità di sintetizzare con maestria narrativa tutte le carenze e disfunzioni del sistema penitenziario emerse durante la pandemia, partendo dai giorni delle rivolte del marzo 2020 (conseguenti al lockdown) fino a giungere all’episodio della “perquisizione straordinaria”, per come emerso sia dai video che dagli atti di indagine del procedimento penale (a carico di 108 imputati tra agenti di polizia penitenziaria e personale amministrativo),  attualmente in sede di udienza preliminare.

Il racconto dei fatti è in prima persona e narra, per esperienza diretta, di quei giorni caotici nonché delle condizioni delle carceri campane (attraverso l’attività di Osservatorio dell’Associazione Antigone) e, con dovizia di particolari, illustra il (mal)funzionamento dell’amministrazione penitenziaria.

“Il virus colpiva come una forza elastica il corpo rigido del sistema penitenziario. Gli istituti – che vivono principalmente di ozio forzato, con un’incidenza altissima di disagio psichico – si approssimavano al collasso”.

A seguito delle proteste dei detenuti, al fine di aver disponibilità di mascherine e tamponi, per ristabilire “l’ordine” è stata disposta la suddetta perquisizione straordinaria presso la C.C. di Santa Maria Capua Vetere.

Come sostenuto dalla ministra Cartabia,  la vicenda ha dei tratti simili a quanto avvenuto a Genova nel 2001, in particolare presso la caserma di Polizia a Bolzaneto. L’autore precisa giustamente che “Qualche giornalista avventatamente li ha definiti ‘i nuovi Gom’ acronimo che indica il Gruppo operativo mobile nato nel 1997 su iniziativa del direttore generale dell’amministrazione penitenziaria, riconosciuto formalmente dal ministro della giustizia Diliberto nel 1999”…”Altra cosa è la squadra istituita il 9 marzo 2020 dal provveditorato campano in seguito alle rivolte di quei giorni: il Gruppo di supporto agli interventi. Gli agenti che ne fanno parte sono stati reclutati nel personale di polizia in servizio negli istituti campani, senza un addestramento specifico ulteriore”.

“Arrivano i lupi”. “Così si autodefiniscono gli agenti in una chat di gruppo, mentre si organizzano per predare circa trecento detenuti. Il rapporto tra agenti e detenuti scelto per quell’operazione era di uno a uno”.

La descrizione dei pestaggi non lascia spazio all’immaginazione a chi – come la sottoscritta – non abbia voluto vedere i video e risvegliano l’eco degli atti del processo “Diaz” Genova 2001 (la “macelleria messicana”).

“Agenti con scudi e manganelli entrarono nella cella e con loro anche una commissaria. Come i vinti si consegnano ai conquistatori, l’uomo aveva sentito le squadre arrivare, sapeva di cosa si sarebbe trattato e si mise in ginocchio, ma in quella guerra non erano previsti prigionieri, loro già lo erano”.

Questo libro va letto, perché la “mattanza della settimana santa” poteva rimanere nascosta dalle mura del carcere, invece grazie al coraggio del magistrato di sorveglianza, delle Associazioni nonché dello stesso autore (che si è esposto prima e dopo il procedimento penale), la vicenda ha preso un’altra strada, quella della legalità.

Si susseguono nel libro le tentate interrogazioni parlamentari, le posizioni dei sindacati e dei politici, nonché il cambio di rotta dopo la divulgazione dei video, “recuperando la retorica delle ‘mele marce’ e la necessità di non fare ‘di tutta l’erba un fascio’” e si conclude con la postfazione di Dario Stefano Dell’Aquila.

Come detto, l’udienza preliminare si svolge presso l’aula bunker del tribunale di Santa Maria Capua Vetere (Caserta), nei confronti di 108 imputati, tra agenti della Polizia penitenziaria e funzionari del Dap, con prossima udienza fissata per il 25 gennaio p.v.

Giorni fa (il 19 gennaio 2022) la Ministra Cartabia, nella relazione al Senato sullo stato della giustizia, ha dichiarato che il problema “continua ad essere il sovraffollamento: ad oggi su 50.832 posti regolamentari, di cui 47.418 effettivi, i detenuti sono 54.329, con una percentuale di sovraffollamento del 114%”. In questo periodo sono oltre 1.500 i detenuti positivi al Covid-19, mentre erano meno di 200 all’inizio di dicembre 2021. Non sembra esser cambiato molto dal 2020, infatti vi è stata una mobilitazione con sciopero della fame (come già accaduto nel dicembre 2020 per gli stessi motivi), promosso da Rita Bernardini del Partito Radicale e Presidente di Nessuno tocchi Caino per chiedere al Governo e Parlamento di ridurre il numero dei detenuti.

C’è però da dire che a seguito dell’indagine sulla “mattanza” di Santa Maria Capua Vetere si è giunti all’istituzione della Commissione per l’innovazione del sistema penitenziario, presieduta dal professor Marco Ruotolo, che ha consegnato la sua relazione finale il 17 dicembre 2021[1]. Sul punto anche l’Associazione Antigone ha proposto un articolato di riforma del regolamento penitenziario[2], ossia della vita in carcere, proprio in ragione delle difficoltà rilevate durante il periodo pandemico.

Nell’attesa di tempi migliori, si consiglia vivamente la lettura de “La settimana santa. Potere e violenza nelle carceri italiane” di Luigi Romano, per ricordare cosa  possa avvenire dietro le mura.

[1] https://www.giustizia.it/giustizia/it/mg_1_36_0.page?contentId=COS360093

[2] https://www.antigone.it/upload2/uploads/docs/RegolamentoEsecuzioneProposta.pdf